NOTE SULLE LEGGI RAZZIALI DEL 1938
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RAZZISMO
I dizionari etimologici ci dicono che il termine razza è piuttosto recente e di incerta derivazione. Tanto che “è difficile veder comparire questa voce nelle lingue romanze dopo il medio evo… (pare) si tragga dall’arabo ras: origine, principio” (Ottorino Pianigiani, vocabolario etimologico) . Il razzismo che troviamo dall’800 in poi non è connaturato alla originaria storia e cultura dell’umanità.
Vediamo nel vocabolario Zingarelli la parola razza: “L’insieme degli individui di una specie animale o vegetale che si differenziano per uno o più caratteri costanti e trasmissibili (…) Suddivisione degli abitanti della terra secondo determinati caratteri fisici”. Il termine va inteso appunto come presa d’atto, constatazione di diversità di caratteri fisici. Sono scientificamente smentite e vanno respinte le interpretazioni razziste di quella parola. Lo stesso dizionario spiega così la parola razzismo: “Teoria che esalta le qualità superiori di una razza e afferma la necessità di conservarla pura da ogni commistione con altre razze, respingendo queste o tenendole in uno stato di inferiorità”. Dunque una ideologia che ritiene gli esseri umani rigidamente separati in razze diverse per caratteristiche congenite, a partire da quelle biologiche. Su questa base il razzismo teorizza l’esistenza di una gerarchia dei gruppi umani: superiori ed inferiori. Dalla loro “naturale” diversità e separazione derivano diversità di diritti e doveri, nonché ostilità tra gli uni e gli altri. Ne conseguono diffidenza e paura, discriminazione, persecuzione, volontà di conquista e assoggettamento, fino alla schiavitù, di popolazioni su altre. Cose che nel lontano passato non si legittimavano col razzismo, sconosciuto come tale. Erano lotte tra tribù, popoli, civiltà motivate da contingenti cause e rivalità economiche, territoriali, belliche, religiose, supremazie di casati ecc….
E’ dall’ottocento che si afferma la pretesa del razzismo come teoria di verità scientifica. Esemplare in merito è ritenuto il “Saggio sulla disuguaglianza delle razze” di Joseph Arthur Gobineau, etnologo e sociologo francese che lo pubblicò nel 1854. Con lui altri seguirono la sua tesi, utilizzando strumentalmente e distorcendo innovazioni scientifiche del positivismo, del darwinismo, della sociologia ecc. Costoro facevano derivare meccaniche quanto aberranti logiche pseudoscientifiche dalla conformazione del cranio, dal viso, dalla statura, dai capelli, dal colore della pelle, da secolari costumi … Da tutto ciò si affermò una arbitraria scala di valori al cui vertice si imponeva la supremazia, naturale e congenita, dell’uomo bianco, in particolare dell’ ”ariano” nord europeo. Si affermava che fossero le leggi della scienza e della natura, non tanto le contingenze della storia, che ne legittimavano il predominio. Sono tesi che ebbero facile presa nel nostro mondo: da una parte si basavano su false evidenze, quasi come quelle che indussero l’umanità per millenni a credere la terra al centro dell’universo, dall’altra facevano molto comodo alle società dei bianchi…
La scienza stessa ha poi spazzato via queste convinzioni ed ha mostrato:
- l’unicità della specie umana;
- che le differenze morfologiche degli abitanti in diverse parti del pianeta derivano solo da contingenti fattori esterni quali l’ambiente e le condizioni di vita
- che non esistono “razze pure” poiché l’umanità è frutto da sempre di molteplici apporti e contaminazioni di gruppi umani erranti sul globo. La pretesa purezza della razza ariana ne è clamorosa attestazione. Essa è il derivato di migrazioni da aree del nord dell’India fino all’Europa da una parte ed alla Persia dall’altra…
- le indagini sul DNA, costitutivo degli esseri umani tutti, hanno ormai mostrato che non ci sono differenze biologiche tra loro, a partire dalle caratteristiche fondamentali e dalle capacità intellettive di tutti gli umani.
Così il grande scienziato Albert Einstein, dovendo compilare il modulo d’ingresso negli USA alla dogana, laddove si chiedeva di indicare la razza scrisse: umana.
RAZZISMO ED ANTISEMITISMO IN GERMANIA ED IN ITALIA TRA LE DUE GUERRE
Il razzismo della teoria ottocentesca fu coltivato particolarmente da Paesi europei (e da europei insediatisi in America) con il dominio nelle colonie o simili, con forme più o meno aperte di schiavismo, con discriminazioni di colore (dagli USA fino all’apartheid in Sudafrica), con l’antisemitismo.
Sono particolari i filoni del razzismo di marca nazista nella Germania e fascista in Italia. Appare coerente e spietato quello nazista, su ciò mi limito ad alcuni cenni.
In Germania Alfred Rosemberg pubblica nel 1930 “Il mito del XX secolo” che enfatizza una mitica e purissima razza ariana i cui caratteri le danno naturale diritto di supremazia nel mondo. Se ne farà derivare il sogno perverso del grande Reich (impero) millenario che impone un nuovo ordine all’umanità. La superiore razza ariana ha diritto di padronanza sulle altre. La purezza ed i diritti della razza ariana devono essere difesi da ogni minaccia. La principale minaccia è quella ebraica. Adolf Hitler fa di questo il cuore del suo “Mein kampf” (1927), libro che costituirà l’asse del nazismo. Gli ebrei sono una razza maligna, diversa, inferiore. Gli ebrei sono perfidi e complottano nell’ombra per insediarsi e dominare nelle varie parti del mondo. Questa tesi viene supportata da uno pseudo documento, un falso storico costruito nel 1905 nella Russia zarista da un certo Rakovski, teorico dell’antisemitismo, usato grossolanamente per qualche tempo e presto smascherato: il noto “Protocolli dei Savi Anziani di Sion”. Con esso si propagandava di aver scoperto che gli ebrei, con trame e collegamenti segreti, si infiltravano nei luoghi del potere delle varie nazioni per piegarli ai propri interessi ed avere un dominio sul mondo. Era un grossolano falso, lo mostrarono subito sia indubitabili esperti sia un tribunale svizzero investito da ricadute di queste menzogne. I nazisti però lo riesumarono come strumento da agitare contro un oscuro perfido nemico della Germania. Un nemico da distruggere fisicamente, da sterminare in quanto razza inferiore e nefasta. Tanto più che non pochi ebrei gestiscono con successo commerci, attività produttive e finanziarie, professioni liberali. Ad essi viene addossato quanto non va nella società, dunque attività e beni vanno loro sottratti a beneficio del popolo tedesco. Si fecero leggi a questo fine. Di più: questa razza era un corpo estraneo, un morbo: andava estirpato. Quanto avvenne in proposito purtroppo lo sappiamo.
Per quanto riguarda il fascismo, più che l’antisemitismo (che non è presente alle sue origini, anzi ci sono anche ebrei anche nei suoi ranghi elevati) esso eredita dapprima la prassi razzista del colonialismo al quale l’Italia pervenne a fine 800. Le diffuse convinzioni razziste verso i “negri” servivano a legittimare le campagne militari fasciste contro ribellioni e guerriglie che resistevano alla creazione dell’effimero pomposo “impero” dell’Africa italiana. All’epoca un caposcuola del razzismo fascista era il prof Lidio Cipriani, antropologo dell’Università di Firenze. Pontificava che i negri sono inferiori e ciò deriva dalle loro condizioni biologiche originarie, permanenti, non modificabili. Nel 1932 scrisse che gli italiani avevano il diritto di conquista in Africa per le loro superiori doti biologiche innate. Doti che si dovevano mantenere pure, evitando incroci. E questo razzismo che viene ufficializzato. Il primo provvedimento razziale è il Regio DL 19.4.1937 n 880 che prevedeva la reclusione da 1 a 5 anni per l’italiano che tenesse “relazioni di indole coniugale” con sudditi africani o stranieri equivalenti. Proibitissimi i matrimoni misti. Venne poi la legge 29.6.1939 n 1004 con il reato di “lesione del prestigio della razza” italiana. Dure punizioni per il nero che nei più svariati modi si riteneva avesse “offeso” o mancato di rispetto ad un italiano. La legge 13.5.1940 n 822 riguarda i meticci e considera africano/a, che non potrà avere la cittadinanza italiana, il/la figlio/a di un/a italiano/a e di un/a africano/a. Altre norme impongono agli italiani “di condurre vita nettamente separata dagli indigeni”: sono proibite frequentazioni promiscue, Dignità, diritti e doveri tra un bianco e un nero sono ben differenti.
A questo filone si aggregano le leggi razziali antisemite del 1938. Il fascismo italiano si concentra sull’antisemitismo, dopo episodici precedenti (non determinanti e spesso contraddetti dallo stesso Mussolini), quando decide di allearsi strettamente col nazismo e la Germania. L’antisemitismo era essenziale per i nazisti, al potere dal 1933 in Germania: per allearsi con loro bisognava condividerlo.
E’ rapido il cammino che porta alle leggi razziali. All’inizio del 1938 Mussolini chiama l’antropologo (fascista) dell’Università di Roma, Guido Landra, e lo incarica di creare e coordinare un gruppo di studiosi ed esperti che fornisca le basi per una campagna razziale in Italia. Gli italiani non avevano questa propensione, l’opinione pubblica andava preparata con una massiccia campagna di propaganda antisemita che creasse consenso a quanto si preparava. Vi diede un supporto sistematico la rivista “La difesa della razza” che forniva studi e quant’altro ai giornali, ai mezzi di comunicazione in genere, alle scuole e così via.
Intanto si fece un censimento apposito nel 1938 (con una fase preparatoria nel febbraio e generalizzata nell’agosto), per disporre di elenchi separati degli ebrei Comune per Comune. I cittadini di religione ebraica erano già stati censiti nel censimento generale del 1931: erano 47.825. Ora però si censiscono gli ebrei indipendentemente dalla religione ma come razza. Anche perchè dopo il 1931 non pochi ebrei erano venuti in Italia dalla Germania e poi dall’Austria, dove divampavano le persecuzioni, anch’essi andavano messi in quegli elenchi, come stranieri. Alla fine del 1938 gli ebrei in Italia risultarono 58.412 (compresi 10.000 stranieri) cioè l’1,1 per mille della popolazione. Fu un censimento raffazzonato, basato sulle autodenunce e sulle rilevazioni di diversi organismi di Stato e del PNF. Furono censiti inoltre i circa 70.000 ebrei residenti in Libia, nelle isole Egee e nella AOI (questi ultimi con criteri diversi). Questi elenchi saranno lo strumento delle discriminazioni con le leggi razziali e in molti casi serviranno poi ai tedeschi per le deportazioni. Ho letto un esempio atroce di ciò: nella sola isola di Rodi sono censiti ben 2800 ebrei che vi erano già originariamente oppure ammassati poi, essi saranno deportati ad Auschwitz ed a Buchenwald, ne sopravvissero 140!
La rivista “Difesa della razza” era quindicinale. Diretta dal giornalista Telesio Interlandi, uscì dall’agosto 1938 al giugno 1943. Era sotto l’egida del Ministero Cultura Popolare, che inviò subito una circolare alle scuole perchè si abbonassero. In essa si spiegavano i caratteri delle tre razze fondamentali: la ariana, bianca e superiore; la camitica, nera, selvatica, da civilizzare; la semitica, razza degenere, pericolosa ed irrecuperabile. Dotti esperti di biologia, storia, antropologia ecc. trattavano delle razze e delle sottorazze quali amerindi, zingari, slavi, valloni, cinesi, sardi e così via. Si portavano articoli e molte immagini che dimostravano come fossero spregevoli gli ebrei. Ci si arrampicava sugli specchi per mostrare una presunta pura razza italica, con un mitico passato depositario di virtù eroiche dagli etruschi ai romani… ai longobardi.
Il numero 1 del 5 agosto ’38 reca in grande evidenza il “Manifesto del razzismo italiano”. Esso era stato commissionato dal Governo e dal PNF al gruppo di Guido Landra come base della futura impalcatura legislativa. Sono 10 punti, li cito di corsa, per titoli.
- Le razze umane esistono // 2. Esistono le grandi razze e le piccole razze // 3. Il concetto di razza è concetto puramente biologico (sono secondari lingua, nazionalità, religione ecc) // 4. La popolazione dell’Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana e la sua civiltà è ariana // 5. E’ una leggenda l’apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici (la assoluta maggioranza degli italiani ha discendenza millenaria, importante la ascendenza longobarda) // 6. Esiste ormai una pura razza italiana (basata sulla purissima parentela di sangue nobile di millenaria discendenza) // 7. E’ tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti, coscienti delle loro origini ariano – nordiche biologicamente distaccate dalle razze extraeuropee e quindi di una ideale superiorità. // 8. E’ necessario fare una netta distinzione fra i mediterranei d’Europa (occidentali) da una parte e gli orientali e gli africani dall’altra (sono inammissibili relazioni e simpatie ideologiche con semiti e camiti) // 9. Gli ebrei non appartengono alla razza italiana (semiti e arabi non hanno inciso sulla nostra razza né sono assimilati, sono non europei, assolutamente diversi) // 10. I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli italiani non devono essere alterati in nessun modo (è vietato imbastardirsi con incroci con altre razze).
Firmano il manifesto dieci studiosi, tra essi l’illustre Nicola Pende dell’Università di Roma, il citato Guido Landra, Arturo Donaggio dell’Università di Bologna, uno zoologo, uno psichiatra, un fisiologo, un pediatra, un demografo…
La rivista porta anche orribili foto di “bambini infelici” nati da incroci tra razze diverse. Tra il 1939 e il 1945 libri di testo delle scuole dicono che “il meticcio è un individuo fisicamente e moralmente inferiore” e che “gli ebrei ovunque siano nati non appartengono alla razza ariana”.
I criteri per capire cosa fosse la razza italica venne a spiegarli a Cremona, il 15 ottobre 1938 nel salone municipale, il prof. Pende. Il quotidiano “Il Regime Fascista” riportò che egli illustrò alle autorità locali, tutte presenti, che “gli italiani (sono) razza unitaria, progenie romano – italica succeduta nei millenni alle miscele dei primitivi italici mediterranei cogli arii scesi nella valle padana”. (…) “La razza italica è caratterizzata dalla armonia del corpo e dello spirito, da un tipo medio prevalente di proporzioni di cranio, di forma, di statura, di colorito per cui è egualmente lontano dalla ultrabrachicefalia e dalla ultradolicocefalia, dal colore bruno scuro come dal colore biondo chiaro” (…) “a tale armonia corporea corrisponde il tipo mentale integrato cioè l’armonia del sentimento col pensiero…”.
Negli ambienti che si occuparono della questione razziale battibeccarono diverse correnti di pensiero. C’era chi faceva prevalere l’aspetto biologico (come Guido Landra), chi agli aspettici somatico- biologici accompagnava quelli derivanti dalla storia, dalla psicologia, dalle civiltà nazionali ecc. (Giuseppe Maggiore), chi “l’anima dei popoli” derivante da origini mitiche della “stirpe”, dalla religiosità, da fumosi esoterismi (Julius Evola). Una pluralità di tesi che forse serviva a mascherare l’enorme imbarazzo nello spiegare una supposta pura razza italica, biologicamente ariana e storicamente erede della Roma che aveva dato la cittadinanza ai tanti popoli dell’impero, per non dire del seguito di invasioni e migrazioni che hanno interessato la nostra penisola.
LE LEGGI RAZZIALI 1938 – 1945
Non sono poche, mi limito a citare i vari provvedimenti in ordine cronologico, con brevi cenni al titolo ed al contenuto, con qualche notizia di contorno. Fino al luglio ’43 è il Re che li firma: ciò gli verrà contestato come una vergogna ed anche perchè così tradiva lo Statuto del Regno che assicurava l’eguaglianza a tutti i cittadini e la tolleranza per le religioni diverse dalla cattolica.
*Regio Decreto Legge (DL) 7.9.1938 n 1381. Sugli ebrei stranieri, definito di “necessità urgente ed assoluta”. Agli ebrei stranieri è vietato “fissare stabile dimora” in Italia, Libia, possedimenti dell’Egeo. Viene revocata la cittadinanza italiana concessa agli ebrei stranieri dal 1919 in poi. Tutti costoro dovranno uscire dai confini o saranno espulsi. E’ ebreo chi è nato da genitori entrambi ebrei.
In quel momento gli ebrei stranieri presenti in Italia erano circa 10.000.
*Foglio d’ordini del Gran Consiglio 6.10.1938 “Dichiarazioni sulla razza”. Questo organo del fascio e del Regime dà le direttive sul tema per i successivi provvedimenti istituzionali. Divieto di matrimonio tra italiani e persone di altra razza. Gli ebrei sono ostili al Regime: vanno espulsi e non devono entrare in Italia. E’ ebreo a) il nato da genitori entrambi ebrei; b) di padre ebreo e madre non italiana; c) chi professa la religione ebraica. (Dunque non si considera ebreo chi ha uno dei genitori cittadino italiano e non professa la religione ebraica… importante il battesimo). Gli ebrei sono discriminati in molti campi, sono esclusi dalla discriminazione (salvo quella scolastica) i cittadini italiani ebrei familiari di caduti in guerre patrie o per il fascismo e gli iscritti al Fascio dalle origini e loro familiari. Per gli ebrei divieto di iscrizione al PNF, di essere proprietari o dirigenti d’azienda o terreni di certe dimensioni, di essere militari, di esercitare professioni come da specifica che seguirà. Sarà consentito istituire scuole elementari e medie esclusive per ebrei. Si istituiranno cattedre di studi razziali nelle Università. (Gli allontanati dagli impieghi pubblici potranno avere una pensione in base ai contributi versati, chi vorrà risiedere in Etiopia non ne verrà espulso)
*Regio DL 5.9.1938 n 1390 sulla scuola. Gli ebrei non possono essere insegnanti in nessun tipo e grado di scuola compresa l’Università, non possono essere abilitati all’insegnamento, sono nulli per loro i precedenti concorsi vinti. Gli ebrei non possono essere alunni delle scuole italiane. Gli insegnanti e tutto l’altro personale scolastico sono sospesi dal lavoro dal 13.10.1938.
*Regio Decreto 5.9.1938 n 1531 trasforma l’Ufficio Centrale Demografia in “Direzione Generale per la demografia e la razza”. (In gergo burocratico “demorazza”, emanerà raffiche di direttive…)
*Regio DL 5.9.1938 n 1539 istituisce il Consiglio superiore demorazza presieduto dal Ministro dell’Interno, darà pareri in materia.
*Regio DL 23.9.1938 n 1630: istituisce “Scuole elementari per fanciulli di razza ebraica”, previa autorizzazione ministeriale con insegnanti anche ebrei.
*Regio DL 15.11.1938 n 1779 con integrazioni e coordinamento dei provvedimenti sulla scuola. Deroga per gli ebrei di religione cattolica: possono frequentare le scuole dell’amministrazione ecclesiastica. Gli ebrei non possono essere autori o coautori di libri scolastici. Ci potranno essere scuole per ebrei anche Medie. Di norma insegnanti ebrei possono insegnare solo ad alunni ebrei.
*Regio DL 17.11.1938 n 1728 “Provvedimenti per la difesa della razza italiana”. 3 Capi con 29 articoli. Capo I sui matrimoni: un/a italiano/a non può sposare persona non ariana. Serve autorizzazione se persona ariana ma straniera. Capo II su chi è definito ebreo: nato da genitori entrambi ebrei / o uno ebreo l’altro straniero / o madre ebrea padre n.n./ o ha un solo genitore ebreo e l’altro italiano ma mantiene religione ebraica o comunque “mostra manifesto ebraismo”/ non si considera ebreo il figlio di un solo genitore ebreo e battezzato entro l’1.10.38 o comunque di religione diversa dall’ebraica (ci saranno parroci che daranno un aiuto con i libri battesimali…). Ogni ebreo va registrato in quanto tale, ciò anche ai fini di certificazioni, autorizzazioni, licenze, permessi ecc. Gli ebrei non possono essere militari, proprietari (o dirigenti) d’azienda o di terreni, immobili, beni … segue la specificazione in merito. Un ebreo non può avere domestici ariani. Gli ebrei non possono essere dipendenti pubblici o di aziende partecipate, del PNF ed onnipresenti organizzazioni fasciste, di Assicurazioni e Banche di rilievo (salvo deroga ministeriale caso per caso). Capo III disp. transitorie e finali: poteri discrezionali del Ministro dell’Interno. Entro 90 giorni chi si trova nelle condizioni di cui al Capo II deve autodenunciarsi nel Comune di residenza. E’ revocata le cittadinanza italiana concessa ad ebrei dopo il 1.1.1919 a meno che si siano sposati con un/a italiano/a prima del 1.10.1938.
*Regio DL 22.12.1938 n 2111 relativo ai militari. Prevede congedo assoluto a tutto il personale militare di razza ebraica, vale per tutti i corpi e per tutti i gradi. Ricomprende anche la Polizia, gli Agenti carcerari e la MVSN. Congedi e dimissioni dal 1.1.1939.
*Regio DL 9.2.1939 n 126 sui “limiti di proprietà immobiliare e di attività industriale e commerciale” per gli ebrei. Molto complesso, in 80 articoli e 3 Titoli con vari Capi. Si fissano precisi limiti alle proprietà, quanto eccede viene “trasferito” (in pratica confiscato) all’Ente Gestione e Liquidazione Immobiliare (EGELI) di Roma. Scatta il divieto di alienazioni. Criteri per valutare il valore e l’indennizzo. L’indennizzo viene dato in Certificati 30nnali. I beni confiscati vengono venduti dall’EGELI con ricavato allo Stato. Per le aziende delle dimensioni previste: esse vengono sottratte all’ebreo che ne sia proprietario o gestore (in quota parte se socio). Le Corporazioni gestiranno alienazioni e trasferimenti ad ariani di queste aziende. Gli ebrei dirigenti cessano e sono sostituiti da ariani. Cessano appalti e concessioni pubbliche a queste aziende. (Tutto complicato e discrezionale, si registreranno valori irrisori per gli ebrei, tangenti, episodi di corruzione diffusa, speculazioni di vario genere).
*Regio Decreto 27.3.1939 n. 665 emana lo Statuto dell’EGELI predisposto dal Ministero Finanze.
*Legge 29.6.1939 n 1054: “Disciplina … delle professioni…” per gli ebrei. Capo I: elenca le professioni disciplinate: dall’avvocato al ragioniere al geometra, dal giornalista all’ingegnere al commercialista, dal medico al farmacista al veterinario ecc. Vieta subito agli ebrei quelle di notaio e di giornalista. Gli altri sono soggetti a particolari regole, sono esclusi dagli albi e devono iscriversi negli “elenchi dei professionisti ebrei”. Capo II: iscrizione negli elenchi. E’ obbligatoria per lavorare, è soggetta a diversi requisiti compreso non essersi mostrati contrari al Regime. Una Commissione ministeriale decide se la domanda è accolta. Capo III: disciplina degli iscritti, sanzioni relative, revisione annuale degli elenchi con possibili cancellazioni. Capo IV si stabilisce un limite pesantissimo: il professionista ebreo può lavorare solo per clienti ebrei. Capo V: tempi per il passaggio nel nuovo albo, ma da subito i clienti possono revocare gli incarichi già affidati al professionista ebreo.
In prima battuta tra professioni e scuole in breve tempo vennero buttati fuori circa 200 insegnanti, 400 funzionari statali, 500 impiegati privati, 150 militari in spe, 2500 liberi professionisti. Scolari e studenti circa 6000. Ricordiamo l’esiguo numero degli ebrei italiani: nemmeno 50.000! A Cremona so (su segnalazioni di Chiara Somenzi e di Rossella Russo) delle espulsioni delle insegnanti di lettere Anna Levi allo Scientifico “Aselli” ed Ester Sacerdoti alle Magistrali “Anguissola” e di alcuni/e studenti/esse – tra cui Soavi e Levi – del Liceo Classico (questi/e però solo dopo l’occupazione tedesca).
*Legge 13.7.1939 n 1024. Norme integrative alla L 1728 sulla difesa della razza. Il Ministro dell’Interno ha facoltà di decidere “la non appartenenza alla razza ebraica anche in difformità allo Stato Civile”. Ciò su conforme parere di una Commissione di magistrati e funzionari. Appellato “tribunale della razza” sarà oggetto di drammatica infinita chiacchiera: cosa serviva per averne una sentenza favorevole e vitale? La madre di un ragazzo “ebreo” giunse ad autoaccusarsi di aver concepito il figlio tradendo il marito ebreo con un ariano, pur di salvarlo… Giudicò 7731 “casi” con alterni drammi ed esiti.
*Legge 13.7.1939 n 1055 in materia di testamenti e di cognomi. Si stabiliscono limiti nei testamenti coerenti con la legislazione sulla proprietà di ebrei. Per i cognomi: gli ebrei che l’avessero cambiato devono riprendere l’originario; il figlio di ebreo con madre non ebrea può prendere quello della madre; un non ebreo con cognome di tipo ebraico può cambiarlo.
*Legge 13.7.1939 n 1056 e provvedimento allegato. Aumenta il ruolo organico del personale della Direzione demorazza, ne istituisce il Capoufficio attribuendo al Ministro Interno di nominarlo.
*Decreto Ministeriale 30.7.1940: determina quanto deve pagare il professionista ebreo per l’iscrizione negli elenchi di cui alla L 1054.
*Legge 28.9.1940 n 1459: integrazioni alla legge sui cognomi. Precisa circa cognomi che riguardino casati nobili e famosi. Nel 1942 erano stati autorizzati 241 cambi di cognome.
*Legge 28.10.1940 n 1403. Abrogazione di ogni contributo statale agli asili infantili degli ebrei. Per gli asili in genere erano contributi previsti fino dal 1896.
*Legge 24.3.1941 n 158: autorizza EGELI a delegare Istituti di Credito per gestire e vendere i beni degli ebrei espropriati.
*Legge 19.4.1942 n 517: esclude gli ebrei “dal campo degli spettacoli”. Gli ebrei non possono esercitare attività nel teatro, cinema, musica ecc. Ciò in nessuna forma, personale diretta o di gestione o direzione. Esempio: una orchestra, o una banda, non potrà esibirsi avendo anche un solo suonatore ebreo.
*Legge 9.10.1942 n 1420 sugli ebrei residenti in Libia. Corposo e complicato testo sulle particolari condizioni della Libia in gran parte per la presenza dei mussulmani. Contiene “definizione degli ebrei” in Libia, “domestici” (gli ebrei non possono avere domestici mussulmani), “cognomi e nomi”, proprietà e aziende (limiti e confische).
*Manifesto di Verona della RSI. Dopo l’occupazione germanica del 9 settembre 43, si tenne a Verona dal 14 al 16 novembre il Congresso del Partito Repubblicano Fascista che fonda la RSI. Venne approvato un “Manifesto” che dichiarava decaduta la monarchia ed istituiva la Repubblica con una programma ideologico, politico e sociale in più punti.
Nel manifesto era proclamato “Gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri. Durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica”. Essendo la RSI assoggettata all’occupante tedesco, le sorti degli ebrei presenti in Italia erano soggetti alle determinazioni germaniche. E’ un passaggio criminale con tragiche conseguenze.
*Ordinanza di Polizia del Ministero Interno RSI 1.12.1943: ogni Prefetto (nella RSI “Capo della provincia”) deve allestire un campo di concentramento provvisorio e vi deve rinchiudere gli ebrei del proprio territorio in attesa che vengano allestiti appositi campi concentramento in cui inviarli. Riguarda tutti gli ebrei, l’esecuzione deve essere immediata ed accompagnata dal sequestro dei beni. La condizione dei nati da matrimoni misti finora non considerati ebrei verrà riconsiderata caso per caso. Intanto essi saranno sottoposti a vigilanza di polizia. A Cremona pare si siano utilizzati locali per breve tempo nella zona di Porta Mosa. Verranno quindi allestiti campi in alcune zone d’Italia. Famigerati quelli, usati come transitori per l’invio nei lager di sterminio, di Borgo S. Dalmazzo (Cuneo), Gries (Bolzano), Fossoli di Carpi, risiera S.Sabba (Trieste). Quest’ultimo era anche dotato di forni crematori.
*Decreto del Duce 4.1.1944 n 2 sui beni degli ebrei. Peggiora quanto contenuto nelle precedenti disposizioni in merito. Toglie le deroghe, per cui “tutti” i cittadini ed i residenti di razza ebraica o “considerati tali” sono soggetti alle misure che colpiscono le loro proprietà ed aziende. Crediti ed impegni immobiliari degli italiani nei loro confronti vanno girati all’EGELI. Si amplia il numero dei beni confiscabili. Alla fine del 1944 erano stati emessi 6768 decreti di confisca per circa un miliardo di lire del tempo (parte per lo Stato parte a 182 soggetti aziendali e finanziari). Furono carpiti anche preziosi, opere d’arte e simili. A Cremona sono documentate da Armando Parlato 7 confische ufficiali (Levi, Soavi, Verona, Aderca, De Benedetti, Sacerdote, Milla). La relazione della Commissione nazionale che fu incaricata di accertare nei decenni successivi queste vicende parla di “spoliazioni di impressionante vastità” e persino del saccheggio vero e proprio delle abitazioni di ebrei catturati o in fuga.
*Decreto del Duce 31.3.1944 n 109: nuovo Statuto e Regolamento dell’EGELI. L’Ente gestirà tutta la materia relativa ai beni sottratti agli ebrei, proprietà immobili e mobili ed aziende.
*Decreto Ministero Interno 16.4.1944 n 136: trasforma la Direzione Generale Demografia e razza in Direzione Generale Demografia unificando l’ufficio della Razza coi settori Famiglia, Maternità, Matrimoni, Cittadinanza. Tutto passa al vaglio del criterio razziale.
*Decreto del Duce 18.4.1944 n 171: istituisce l’Ispettorato generale per la razza. Esso dipende direttamente dal Duce, che ne nomina l’Ispettore. Dovrà essere consultato dai vari Ministeri ed Uffici ecc. e disporrà vessatori controlli e misure. L’Ispettore partecipa alle riunioni del governo. L’Ispettorato avrà sede a Desenzano. L’Ispettore sarà Giovanni Preziosi. Antisemita da sempre, pubblicò in Italia “I protocolli dei Savi di Sion”. Particolarmente vicino ai nazisti, fu ospite di Hitler, collaborò per la deportazione nei lager. Frequentava Cremona e Farinacci e per un periodo pubblicò il suo mensile “Vita Italiana” come supplemento de “Il regime fascista”. Scrisse a Mussolini nel gennaio 1944: “Compito della RSI è la totale eliminazione degli ebrei (… compresi) quelli più o meno arianizzati e battezzati”. Si suicidò il 26 aprile 1945.
*Decreto Ministero Finanze RSI 15.9.1944 n 685: normativa tributaria relativa all’EGELI.
*Decreto Ministero Interni RSI 30.12.1944 n 1036: modifica lo statuto dell’EGELI e ne istituisce il Direttore Generale.
*Decreto del Duce 28.2.1945 n 47. Regolamento dell’Ispettorato generale per la razza. Esso opera attraverso le Prefetture ed avrà 51 dipendenti, coi relativi dirigenti.
Le leggi razziali dunque hanno voluto dire per persone senza colpa tanto dolore ed angoscia, la perdita della casa e del lavoro, la persecuzione, fuga e cattura, deportazione, morte…
Nelle clausole dell’armistizio dell’8 settembre 1943 c’era l’impegno per l’Italia di abrogare le leggi razziali. Un primo provvedimento di abrogazione di carattere generale fu emanato dal governo Badoglio il 20.1.1944, nella pratica queste leggi cessavano nei territori man man mano liberati dall’avanzata degli Alleati e dalla Resistenza. Molto lenti nel dopoguerra gli atti formali ed amministrativi che dovevano porre rimedio a quanto operato in base alle leggi razziali (e molto non fu sanato).
La Costituzione Repubblicana poi negherà in radice ogni forma di razzismo. Si vedano gli articoli 2 (diritti inviolabili dell’uomo), 3 (nessuna distinzione di razza), 10 (norme del diritto internazionale da osservare): sono principi fondamentali che hanno poi le ricadute sui successivi articoli riguardanti i rapporti civili, etico sociali, economici e politici. Va altresì ricordata la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (ONU 10 dicembre 1948)
LEGGI RAZZIALI E REALTA’ CREMONESE
Veniamo a qualche annotazione su come le leggi razziali vennero vissute dalle nostre parti. Fino alle leggi razziali a Cremona ci fu una curiosa situazione. Non era presente nella gente in genere alcun sentimento antisemita. Il ras Farinacci, fortemente filotedesco, col suo giornale “Regime fascista” conduceva dalla metà degli anni trenta una infuocata campagna antiebraica e premeva sul duce perchè si affrettasse ad emanare le leggi razziali. Grandi in ciò il cinismo e la malafede. Per esempio c’è una lettera sua a Mussolini del 5 agosto 1938 dove scrive che il problema razziale non è tanto antropologico quanto politico e che è indispensabile l’antisemitismo per il rapporto con la Germania hitleriana. Ed infatti lui personalmente aveva sino ad allora mantenuto rapporti ed amicizie con ebrei che gli facevano comodo.
Gli ebrei residenti nella nostra provincia erano pochissimi: la statistica del citato censimento parla di 48 persone sugli 11.559 conteggiati come ebrei in Lombardia, di cui oltre diecimila a Milano e 589 a Mantova. Gli ebrei “cremonesi” (nativi, di adozione o per frequenza abitando in comuni limitrofi) deceduti nei lager, documentati con nome e cognome, furono 16 sulle complessive circa 80 vittime note di deportati cremonesi nei campi di sterminio. E questo è il risvolto tragico che conosciamo. Conosciuto è anche il fatto di chi fu salvato perchè nascosto ed aiutato, con grave rischio, da persone come don Mazzolari o altri sacerdoti o privati cittadini, della Resistenza e non solo. Sacerdoti come don Amigoni di Borgo Loreto, mons Astori, don Madesani, i frati di via Brescia… Certamente la Chiesa aveva mantenuto un grave secolare antigiudaismo, con elementi gravi come i ghetti, per secoli. Cosa che verrà polemicamente ricordata per esempio da Farinacci a supporto dell’antisemitismo fascista. Era un antiebraismo di carattere religioso, non razziale, questo era per certi aspetti ancora vivo in quegli anni ma non impedì una importante attività di protezione verso gli ebrei. Dicevo che anche da noi vi furono vittime ed è giusto ricordarle ed onorarle, a partire da quelle deportate nei campi di sterminio.
Questo è il doloroso elenco che ho ricavato dalle fonti a disposizione.
COTTIGNOLI BRUNO, n. Monticelli d’Ongina il 19.6.1901, di Federico e Basola Ida. Fu arrestato a Bologna nel dicembre 1943, detenuto ivi e poi a Milano. Indi deportato ad Auschwitz. Molti documenti lo davano “deceduto in luogo e data ignoti”, Mario Miti con una attenta ricerca sugli ebrei di Monticelli ha verificato che sopravvisse, tornò in Italia e morì a Bologna il 2.1.1990.
FINZI MARCELLO, n. Ostiano il 19.2.1883, di Cesare e Carolina … Sarto. Arrestato a Mantova nel dicembre 1943 da italiani. Ivi detenuto e poi deportato il 5.4.1944 ad Auschwitz. Qui venne ucciso appena arrivato, il 10 aprile.
FOA’ EMILIO, n. Rivarolo Mn il 29.8.1926, di Anselmo e Milla Adele. Venne arrestato a Rivarolo Mn il 15.1.1944 da italiani, detenuto a Mantova. Da qui deportato ad Auschwitz il 5.4.1944. Successivamente trasferito a Mauthausen, sopravvisse.
FOA’ JOLE, n. Vercelli il 16.11.1890, di Sansone e Tesaura Dina. Residente a Milano, lavorava alle dipendenze di Roberto Farinacci nello studio che questi aveva in comune con il finanziere Varenna nel capoluogo lombardo. Segnalata come ebrea al ras e quindi licenziata, fu poi arrestata nel dicembre 1943. Detenuta a Como, Milano e Fossoli, fu da qui deportata ad Auschwitz il 5.4.1944. Morì il 21 gennaio 1945 “in luogo ignoto”.
JAFFE (o HIAFFE) RAFFAELE: n. Trescore Cremasco (Parlato) o Asti (Fargion), morto ad Auschwitz il 6 (o 9) agosto 1944.
LEVI ELIDE, n. a Bozzolo il 13.8.1892, di Ernesto e Cantoni Luigia, coniugata con Levi Samuele. Risiedeva a Mantova quando fu arrestata, da italiani, a Milano il 20 marzo 1944. Dopo pochi giorni di carcere a Mantova, consegnata ai tedeschi, il 5.4.’44 venne deportata ad Auschwitz e lì subito soppressa, il giorno 10.
MILLA ALDO, n. a Rivarolo Mn il 19.7.1896, di Alberto e Norsa Eugenia. Arrestato da italiani in paese il 15 gennaio 1944 -come Emilio Foà- anch’egli fu in carcere a Mantova e poi deportato ad Auschwitz il 5.4.1944. Qui (a Birkenau) fu ucciso all’arrivo, il giorno 10 aprile. Frequentava Cremona, dove venne emanato un decreto di confisca dei suoi beni.
MUGGIA ALDO, n. Cremona il 6.5.1909, di Gino e Finzi Angelina, coniugato con Belleli Anna. Residente a Roma, vi fu arrestato da tedeschi il 16.10.1943. Subito deportato ad Auschwitz vi morì nel dicembre successivo. Con lui furono arrestati e deportati lo stesso giorno: la figlia LIA di due anni (n. a Roma 1941), uccisa ad Auschwitz una settimana dopo la cattura, il 23 ottobre; la moglie ANNA BELLELI, (n. Roma 1913) che morì come la sua bambina lo stesso giorno 23 ottobre sempre ad Auschwitz.
NAMIAS ENZO, n. Monticelli d’Ongina il 3.8.1902, di Arturo e Basola Lina. Nel 1939 si trasferì a Bollate. Fu arrestato a Monza il 16.4.1944. In carcere a Fossoli, deportato ad Auschwitz il successivo 16 maggio ’44. Morì ad Auschwitz il 16 ottobre 1944.
OTTOLENGHI ALDO: n Monticelli Ongina il 18.2.1902, di Ciro (agricoltore) e Nella Osimo. La famiglia fu perseguitata dai fascisti e si trasferì in Piemonte. Aldo (che conduceva una fattoria a Mombaldone) fu catturato a Savona ad inizio 1944. Venne incarcerato a Genova, poi a Fossoli, Verona quindi ad Auschwitz, infine a Mauthausen dove morì il 31.1.1945. Parlato segnala anche la confisca dei beni di Aldo Ottolenghi nel marzo 1944.
OVAZZA ADA, n. Cremona 13.10.1905, di Michelangelo e di Vitale Elvira, coniugata con Vitale Eugenio. Arrestata a Chiavenna nel dicembre 1943 da italiani. In carcere a Varese, Chiavari e Milano venne, a fine gennaio ’44, deportata ad Auschwitz. Non fece ritorno, ignoti luogo e data della morte. Con lei furono arrestati, deportati e morirono il marito VITALE EUGENIO e la madre ELVIRA (della quale è noto che fu uccisa all’arrivo ad Auschwitz, il 6.2.1944).
PESARO CANZIO: n Cremona (Parlato), morto ad Auschwitz il 19.1.1945.
SEGRE’ GIULIO, n. Bozzolo il 13.10.1878, di Attilio e Pinzi…. Arrestato a Firenze il 6.11.1943, deportato ad Auschwitz tre giorni dopo e qui ucciso all’arrivo, il 14.11.1943.
OSIMO GIULIO, originario di Monticelli, venne catturato a San Remo nel novembre 1943, incarcerato a Milano quindi deportato ad Auschwitz il 6.12.’43 dove poi morì.
Poco conosciuti sono gli aspetti relativi alla attuazione pratica, nella routine, di questa normativa. La Divisione “Demorazza” presso il Governo investì con direttive e circolari le istanze periferiche. Anche in province come la nostra, dove il problema era praticamente inesistente, si scatenò una azione burocratica, riguardante tutti i cittadini, gigantesca e martellante. Una montagna di carte con moduli, certificazioni, corrispondenza di cui troviamo traccia abbondante negli archivi. Nel nostro Archivio di Stato è depositato l’archivio della Prefettura con molti faldoni contenenti queste carte. Per ogni nonnulla chiunque doveva dichiarare di essere di “razza ariana” (o “italiana”, termini usati indifferentemente). In certi casi ciò doveva essere comprovato ed accertato da ufficiali di stato civile, da podestà o da carabinieri, questurini, addetti della prefettura, federali del PNF. Pochissimi esempi danno una pallida idea di tutto ciò. Dovettero comprovare di che razza erano, “per uso albo fornitori”, i titolari di imprese come Negroni, Sperlari, Feraboli, Stramezzi e così via. Nel gennaio 1939 per avere l’autorizzazione ad installare nuovi forni elettrici la Ferriera di Crema certificò che alle proprie dipendenze “non vi sono persone appartenenti alla razza ebraica”. I casi simili furono molti. Dovevano documentare di essere di “razza ariana e religione cattolica” gli agricoltori per la concessione di derivazioni dell’acqua ad uso irriguo. Il mediatore V.A. doveva presiedere una commissione provinciale per la valutazione dei suini: ebbene l’8 settembre 1941 deve richiedere per farlo il certificato di “razza ariana e religione cattolica”. Era tutto così e questo poneva dei problemi alle autorità chiamate a comprovare queste certificazioni. “Si crede fosse di razza ariana” scrivono i regi carabinieri di Pescarolo a proposito del notaio Moneta. Per due dirigenti delle “Cremerie lombarde” di Crema si attesta che “non sono di razza ebraica e pertanto debbono considerarsi di razza ariana”. “I coniugi U. R. di Casalmaggiore – recita un altro documento ufficiale – professano la religione cattolica ma non si sa a quale razza appartengono poichè provengono da Savona”. Il Commissariato di PS di Crema ha dei dubbi sul piccolo D., non battezzato e nato dopo la breve permanenza a Crema del padre “chimico ambulante in acqua da capelli” (sarà magari un ebreo?). Sono solo alcuni esempi del livello maniacale e grottesco con cui vari uffici si improvvisavano certificatori di razza e di religione: da ciò potevano derivare per il cittadino questioni banali come la licenza di pesca ovvero cose molto serie e persino vitali.
Questi furono i livelli “scientifici”, politici e burocratici con cui il fascismo umiliò l’Italia con le leggi razziali.
(giuseppe azzoni – novembre 2018)